giovedì 18 gennaio 2007

Disastri

L'uomo, inteso come essere umano di sesso maschile, riesce di solito a combinare guai colossali e a disinteressarsi di quanto c'è a lui intorno. Le donne di solito godono di un trattamento peggiorativo in questo senso. Senza di loro comunque, comunque siano trattate, l'uomo resterebbe del tutto inutile come essere sulla terra. E' la presenza femminile che rende una qualche validità all'uomo. Peccato che sia ripagata in sola sofferenza.

venerdì 12 gennaio 2007

I fantasmi della psiche


In casi giornalistici dai quali si conosce la realtà violenta sorta, quasi incomprensibilmente, nelle abitazioni, nella vita di ogni giorno, solo la psicanalisi può dare una risposta, ma è insondabile, infine, il perchè ultimo, la scaturigine del malessere. Ma è anche realtà per la quale scrittori, musicisti, poeti e pittori si sono dibattuti e arovellati per secoli. Su tante possibili creazioni artistiche campeggia quel Wozzeck, il Woyzeck ottocentesco di Büchner, nel quale si possono vedere riassunte tutte le tragedie del nostro trascorso secolo. Il Novecento, definito il secolo breve, forse più propriamente il secolo delle immani tragedie e della devastazione della psiche umana. Ci si potrebbe chiedere come ha fatto l'uomo a sopravvivere a un secolo di orrore, il secolo contro la dignità del'uomo e a trovare la forza per continuare. Il punto iniziale, l'anello che salta, il perchè dello scatenarsi della violenza nella mente di chi la compie, frutto di un percorso tortuoso, di un vissuto non accettato, rimane sempre un mistero, ma di certo non può giustificare da solo l'accanirsi violento, assurdo, spietato verso l'esistenza di un'altra persona.

giovedì 11 gennaio 2007

Città che vivono

Terminata la lettura dell’ultimo volume pubblicato l’anno scorso di Canetti. Postumo, ricostruito con pazienza filologica da una serie di appunti già ben strutturati, ma che conservano degli appunti lo stile e la brevità. Rispetto alla tragicità grottesca e psicanalitica della Vienna pre-bellica ne esce un ritratto ben più pacato e disteso come clima, nonostante si trattasse dell’Inghilterra durante la guerra.

In giro per Milano si avverte il consueto nervosismo e ansia di fare tutto contemporaneamente, senza tralasciare nulla e organizzando bene anche i pochi momenti di riposo. E’ ansia tipica milanese, quella di organizzare il tempo, nordica si direbbe, propria comunque della regione lombarda più esasperata dal punto di vista produttivo. Si vorrebbe rallentare, spezzare questa catena, fare in modo che il poco a disposizione della vita personale di ognuno scorra con ritmi diversi, lasciando al tempo lo spazio di riappropriarsi del proprio lento fluire. Lasciando libera la mente di vagare senza ostacoli di necessità fittizie. Al tardo pomeriggio attendere nel silenzio l’arrivo della sera, lasciarsi avvolgere dal calmo allungarsi delle ombre, dal lento, incerto accendersi delle luci nelle case e per le vie, col silenzio della natura intorno che diventa sempre più forte.