giovedì 11 gennaio 2007

Città che vivono

Terminata la lettura dell’ultimo volume pubblicato l’anno scorso di Canetti. Postumo, ricostruito con pazienza filologica da una serie di appunti già ben strutturati, ma che conservano degli appunti lo stile e la brevità. Rispetto alla tragicità grottesca e psicanalitica della Vienna pre-bellica ne esce un ritratto ben più pacato e disteso come clima, nonostante si trattasse dell’Inghilterra durante la guerra.

In giro per Milano si avverte il consueto nervosismo e ansia di fare tutto contemporaneamente, senza tralasciare nulla e organizzando bene anche i pochi momenti di riposo. E’ ansia tipica milanese, quella di organizzare il tempo, nordica si direbbe, propria comunque della regione lombarda più esasperata dal punto di vista produttivo. Si vorrebbe rallentare, spezzare questa catena, fare in modo che il poco a disposizione della vita personale di ognuno scorra con ritmi diversi, lasciando al tempo lo spazio di riappropriarsi del proprio lento fluire. Lasciando libera la mente di vagare senza ostacoli di necessità fittizie. Al tardo pomeriggio attendere nel silenzio l’arrivo della sera, lasciarsi avvolgere dal calmo allungarsi delle ombre, dal lento, incerto accendersi delle luci nelle case e per le vie, col silenzio della natura intorno che diventa sempre più forte.

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