mercoledì 29 novembre 2006

Corsi e ricorsi

Letta una breve guida sulla Città Alta, di Bergamo. Riappare la Legione Tebea in merito al patrono S. Alessandro. Un evento che ha percorso l’Italia del Nord, lasciando tracce di martiri ovunque, martiri legati alle realtà contadine, montane. E poi, nella scultura del coro, splendido, di Santa Maria Maggiore, l’accenno alla devastazione di Roma nell’anno 1527. A riprova dello sconcerto e dell’impatto avuto sui cittadini italiani e immagino europei dell’epoca.

giovedì 23 novembre 2006

Riflessioni storiche

In televisione, ieri sera, la prima parte di un ricco documentario dedicato a Karol Woityla. Si ringrazia il cielo di non esser nati ai primi del ‘900, o comunque a cavallo delle due guerre. Le immagini che dovrebbero rimanere a perpetua memoria di fatti da cui non si può prescindere: i campi di concentramento tedeschi, le fosse rigurgitanti cadaveri, la devastazione dei ghetti. Anziani, adulti, bambini dallo sguardo terrorizzato e senza futuro. La bocca chiusa, senza possibilità di poter protestare. E’ l’assenza di suono che colpisce in quei filmati, lontano dal caos rivoltoso sull’ala di speranze legittime appartenente ai successivi anni Sessanta, Settanta. Allora non potevano. Lo sguardo glaciale dei gerarchi e gerarchetti nazisti, trionfalmente glaciale, sprezzante. E il volto ebete di colui che ha guidato la Germania al disastro. Montanelli ipotizzava di nascondersi sotto la scrivania di Hitler e Stalin per capire come hanno fatto a compiere tante nefandezze e a gestire il mondo per anni. Capire il perché di quei momenti è impossibile. Così come seguire tutto lo svolgersi di trattative, alleanze, patti, più o meno segreti. Rimane l’impressiona di insondabilità delle menti umane, del perché di tanta violenza. E gli sguardi muti dei ghetti.

mercoledì 22 novembre 2006

Atmosfere


Sempre sulla nostalgia dei posti e dei nomi. Appare alla mente qualche nome spagnolo. Del Cammino…Villadangos del Paramo, Hontanas con la sua banalissima discesa in condizioni normali ma che è parsa una lunghissima e impraticabile pista per i nostri piedi martoriati. E poi Castrojeriz, Leon, Burgos, Terradillos…ad ogni nome si associano sensazioni disparate, piccoli istanti. Uno sguardo tra Chiara e me, un silenzio, una pietra, un suono…i profumi della Spagna e le luci, diverse e più intense. I tramonti come non li si è visti qui al nord Italia, tramonti di luce intensa e tersa. Il sole stesso sulle pietre chiare delle case e delle chiese. Una luce e un taglio più vivido, anche per la mancanza di umidità tipica alle nostre latitudini.
Differenti al silenzio e alla quiete che avvolgono i colli di Bergamo nell’autunno. La Città Alta, forse unica nel conservare così riuniti i caratteri contadini a quelli propri di un importante capoluogo. Solo arrivare a Porta Sant’Agostino: la vista si apre sulla pianura cinta dai colli. E, sopra, verso la città ecco gli orti, le vigne miste alle pietre secolari di antichi palazzi. Poi si risale. Piccoli vicoli e dalle finestre, alla sera, illuminate le stanze dai soffitti affrescati. Non c’è ostentazione, ma un pratico pudore avvolge tutta la bellezza della città. Come dire che da sempre è così, per buon gusto, quasi schermendosi.

giovedì 16 novembre 2006

Harding a sorpresa

Si inserisce nel Novecento anche il concerto diretto ieri sera da Daniel Harding. Con la Filarmonica scaligera in grande spolvero, soprattutto negli ottoni, percussioni e fiati. I Sechs Stücke op.6 di Webern accanto alla trascrizione da Bach incorniciati dall’Idillio di Sigfrido e Tod und Verklärung di Strauss. Harding diffonde su Wagner un sentimento malinconico e struggente di immobile tenerezza. Quasi brume inglesi, nebbie psicologiche oltre che reali. Perfettamente realizzata la geniale trascrizione weberiana per poi rendere con una tensione profondamente ricercata i Sechs Stücke. L’orchestra ha risposto con eccellente attenzione ad ogni sollecitazione. Anche nei momenti più scoperti per le sezioni solistiche non c’è stata sbavatura o calo. Webern, minuscolo concentrato di un mondo a cui si anela e descrittivo dell’orrore dal quale non ci si riesce a proteggere...il suo è un mondo di fibrillante sensibilità. Occorrerebbe sapere quanto Ravel ne avesse conoscenza, soprattutto durante la stesura dell’Enfant et les sortileges. Un mondo iper sensibile di cui è stato maestro Debussy col Pelleas. Il poema sinfonico di Strauss, inserito in quel filone psicoanalitico di cui Harding ha informato tutta la serata, non si è sottratto alla bellezza degli ottoni già ascoltata nei brani precedenti e alla ricerca di pianissimi impalpabili di grande tensione emotiva. Da rilevare il gesto, calmo, tondo, preciso al contempo, mai frenetico.
E’ stata una immersione nella cultura primo novecento viennese, in quel rovello di cui è stato attento indagatore e cronista Canetti. Quella Vienna tradizionalista produttrice delle più ardite avanguardie europee e mondiali.

Riassale la nostalgia delle città italiane visitate in questo anno. O meglio con l’inizio del mio fidanzamento. Roma, spesso, non solo con l’ascolto di brani musicali a lei ispirati (su tutti gli oleografici Pini), ma anche per quanto del secolo diciannovesimo in lei contenuto. Senti ancora D’Annunzio e i suoi personaggi, spinti all’estremo, ma accolti nel placido torpore romano. E dall’alto della scalinata che porta ai Fori, l’infilata di archi statue resti, su su fino al Colosseo. Unica visuale di quel che era stato l’Impero, non dissimile dall’attuale per costumi generali. Ci si aspetterebbe di veder passeggiare nella foggia della scuola di Atene raffaellesca.

mercoledì 15 novembre 2006

Berio, Schönberg e Beethoven alla Scala

Come è stato accolto l’altra sera alla Scala un programma che comprendeva Berio, Schönberg e Beethoven: applausi per le tre Sequenze francamente inimmaginabili fino a pochi anni fa. Se poi ci sia stata reale comprensione della complessità strutturale di Berio, ciò non è dato sapere. Musica apparentemente svincolata dalle leggi tonali, ma che della tonalità è in perenne ricerca. Ricerca di un punto di approdo, o di appoggio per l’orecchio (forse nostra illusione) che rispecchia un generale smarrimento e ansia verso un arrivo che non si vede. Musica tra le più attuali descrittive dello stato d’animo proprio di chi lavora inserito nella realtà milanese. Sembrerebbe quasi scritta per un abitante della grande metropoli lombarda. Fretta, ansia e un velo di pessimismo su tutto. Il canto strozzato, sinonimo poetico del Novecento può essere recuperato anche per Berio. In seguito Pollini analizza i Drei Klavierstucke di Schönberg e la monumentale Hammerklevier. Anche in Schönberg è forte la nostalgia della tonalità, nostalgia viennese, in eco Musil accanto alla sfrontata gioventù onnivora di Canetti: rigore cerebrale e decadenza. Stessa ricerca di forma e analisi in Beethoven, ma senza raggiungere il medesimo risultato da parte del celebre pianista di Rovereto.