lunedì 16 aprile 2007

Riflessioni classiche

C'è un poeta veneto che fa di tutto per non essere famoso, ma che distilla versi da ormai svariati lustri, con inesauribile lucidità. Pare abbia una cultura non solo classica, bensì aperta alla scienza. Una cultura che può permettere di ampliare lo sguardo su scenari ben più vasti delle semplici questioni poetiche. E' un poeta ancora immerso nell'oggi, come affacciato ad una finestra, però. La finestra di Pieve di Soligo, la finestra della quiete naturale in contrasto al caos delle grosse metropoli, da cui si può con maggior serenità utilizzare il cervello senza il circostante frastuono. Ha scritto di tutto e con forme le più disparate. Si interroga e si fa interprete acuto e distanziato di quanto accade.
Leggendo le Odi di Orazio ci si accorge di una cifra stilistica fondamentale, la necessità di essere immersi nella storia del proprio paese. Orazio che cerca di distanziarsi dalla logica imperiale, celebrandola di riflesso, in chiave "minore", Orazio che si allontana dal mondo attivo per godere degli amori e del vino, ricade, ogni istante, nel ricordo delle gesta eroiche, delle battaglie vincenti, dei fasti e delle sconfitte. Per allontanarsene come elastico che ritorna poi su se stesso. E rimane attuale in ogni suo carme
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venerdì 6 aprile 2007

Panorami orobici


Ci si affaccia alla primavera, dopo un inverno particolare. Per assenza di neve, per mancanza di freddo... A metà marzo, in cima al Resegone, la vista spaziava sulle cime della Valtellina, sino alla Svizzera, al Monte Rosa, Cervino e alle nebbie padane. E per i pascoli sottostanti la dolcezza tipica dell'ambiente lombardo si spandeva lieve. Silenzio della Val Imagna, dal cielo lattiginoso, ricca di boschi e prati. Si immagina dalle architetture un progresso lentissimo e impercettibile. Le insegne dei negozi rimaste a una trentina di anni fa. Viene in mente più di un passo scritto da Gavazzeni sulla sua valle originaria: la più selvaggia delle valli bergamasche. Il ricercare un Dio risiedente solo tra le gole, i prati, le cime e i ruscelli vallivi. Un Dio locale espressione della fede di cui si ha luce nelle chiese poste in posizioni rilevanti, a difesa del paese e della valle. E il Resegone, simbolo e figura amata nella Lombardia. Percorso dalle infinite creste su cui ormai più di un secolo di alpinisti e appassionati si sono arrampicati e ne hanno fatto sede stabile di escursioni. C'è chi, di Milano, conosce meglio queste creste che la propria città.