martedì 13 marzo 2007

Gide, L'Immoraliste




Letto con appassionato interesse L'immoralista di Gide. Nel corrosivo e sottile parossismo superomistico in stile dannunziano liquida con sicurezza e per sempre il delirio di onnipotenza dell'uomo fabbro di se stesso. E' un uomo che si ridicolizza sperandosi superuomo nell'amministrare un possedimento materno, nell'andare in combutta coi bracconieri, nello scappare di casa nottetempo lasciando la moglie malata di polmoni (altra illustre malata nel panorama del primo novecento) a letto, interessandosi alla vita bieca di soggetti brutali e volendo identificarsi nella loro assoluta libertà. E quando si trova di fronte alla realtà non può far nulla che rileggerla quasi come osservatore esterno. Il personaggio in questione arriva, tra l'altro, da una gioventù devota agli studi e allo stare rintanato in casa. La scoperta del mondo avviene col matrimonio e la discesa nelle terre africane. La malattia li contratta (e che poi trasmetterà alla moglie) lo costringerà a far forza in sè e a liberarsi di tutto per poterla combattere. Ma la sua volontà di affermazione, senza un metro di paragone, se non il passato e gli insegnamenti familiari, si irradia senza sosta in ogni angolo, si pasce della connivenza coi ragazzini, ammirati e da cui si fa fregare in ogni modo, si pasce nell'assaporare voglie extraconiugali, gode nel sentirsi in contatto panteistico con la natura. E lo fa soffrire, nella misura in cui si accorge di quanto male fa intorno a se, alla moglie per prima. Ma la sofferenza non lo arresta, deve pur vivere per se stesso. E' giusto, nella sua mente, forzare le cose sempre in posizione totalmente egoistica. Perchè è lui che deve vivere, per se, senza regole passate e precostituite, ma solo con le regole dettate dal proprio interesse e dal momentaneo piacere.
E' uno dei tanti romanzi sui mali creati dalla famiglia, sul male della famiglia, su come l'educazione possa sconvolgere le menti sino a porle in contrasto interno con se stesse e con quanto appreso sino a quel momento. Un fantasma con cui confrontarsi e dal quale non si riesce a liberare, se non attraverso una disperata quanto inconcludente affermazione di sè.

1 commento:

Marco ha detto...

Non l'ho ancora letto e pensare che avrei sempre voluto farlo...