martedì 12 dicembre 2006

Su Bergamo e altre impressioni

Dopo la prima scaligera e successiva replica con uscita plateale di scena del tenore Alagna si sono scatenate le polemiche già immaginabili all’origine. Pare sia un rituale proprio del teatro milanese quello di essere attorniato da isterismi ogni qual volta ci sia un titolo di repertorio.

Città Alta, su cui si annidano strati diversi di cultura, la si potrebbe leggere come un libro, un manuale di storia e architettura. Dove, nella particolarità del luogo, si è riuscito a conservare lo strato più antico, attorno all’anno Mille, sovrapponendo ai resti romani tutta la costruzione medievale, rinascimentale sino a quella sette-ottocentesca. La facciata di Santa Maria Maggiore tra romanico e medievale, la piazza Vecchia col neoclassico della biblioteca frontale al Palazzo della Ragione mediovale, su cui Venezia si innesta alla serietà lombarda. E l’atmosfera propria, unica, introvabile altrove di legame con la terra, nella dimensione contadina e montana. Anzi contadinesca di montagna. In altre città si nota il rigore nella pulizia e nell’ordine, il gusto conservatoristico dei palazzi tirati a lucido, la bellezza della natura intorno. A queste, in Città Alta, si aggiunge la dimensione storica, città che non è rimasta bloccata in un’epoca voluta a posteriori, ma che ha saputo concrescere senza mai perdere di vista il quotidiano del lavoro sulla terra.

Nessun commento: