mercoledì 7 febbraio 2007

Storia urbana


Si vorrebbe avere una città ideale, una città che si possa vivere tranquillamente. Non è vero che a Milano (o provincia) manchino le proposte. Esistono, ma ne è difficile la fruizione. Basta scorrere gli appuntamenti del giorno su un quotidiano: tra teatri, mostre e quant'altro. Il tempo per seguire ciò che avviene nella città, forse di questo si necessita.
Trovare poi anche la bellezza in Milano: Lambrate, Corvetto, Rogoredo...immaginarli com'erano, borghi alle porte della grossa città. Ora tutto è immerso tra svincoli autostradali, passanti ferroviari e nuove realtà residenziali. Fa ridere vedere vecchie immagini, ambienti scomparsi del tutto. Sopravvivono angoli, relitti di cui ci si chiede come abbiano fatto a rimanere: cascinali, chiesette, minuscoli corsi d'acqua (un tempo ben denominati e conosciuti da chi amava pescare rane), orti in posti impensati, icone votive con piccoli lumini. E in centro, quasi nascosti, del tutto impossibili da visitare si mantengono i giardini delle case patrizie, impensabili nella zona tra via della Spiga, via Solferino, sino a corso Monforte e degradanti verso Porta Romana. Relitti di selciati per carrozze e cavalli si alternano nelle vie invece attorno alla Cattolica e Sant'Ambrogio, dando l'idea, quelle viuzze, di cosa poteva essere la Milano medioevale di cui non si ha pressocchè più traccia. E il Verziere, con piazza Santo Stefano, luogo immortalato dalla acuta denuncia sociale del Porta, ora divenuto pieno centro e zona tra le più care a livello immobiliare. Si ripensa a quale era invece la fama in negativo del Verziere, come dire Baggio oggi.
E sprofondare nella nebbia giallastra dei Navigli, giù giù aperti verso la campagna, il lodigiano e pavese rigogliosi di marcite e risaie, tra il lento posarsi di aironi.

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